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video: little child trying to escape from the fire an israeli airstrike set on the school she and her family chose as a shelter

BEWARE: STRONG GRAPHIC CONTENT:

THIS VIDEO IS UNBEARABLY HORRIFIC. still, it must be seen to understand what a 75 years + 20 months of israeli genocidal and apartheid criminal regime means, to see and comprehend the crimes the israelis have been doing all the time & are doing right now with the active complicity of a large part of the western ‘civilized’ countries. (including the neo-fascist italian ruling class).

src:
https://www.instagram.com/reel/DKGQEFQzuTG/

israel and its people are an actual threat to the world’s true humanity and someone should stop them.

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ida dominijanni sulla situazione a gaza

GAZA È IL LABORATORIO DEL NOSTRO FUTURO

Pochi giorni fa ho avuto la fortuna, grazie a un’amica (di cui non faccio il nome per non metterla nei guai), di parlare con un giovane (di cui non faccio il nome per non metterlo nei guai) che lavora per l’Organizzazione mondiale della sanità e che rientrava per qualche giorno da Gaza. Sentire raccontare dal vivo le cose che leggiamo o guardiamo sui social e in tv fa ovviamente un altro effetto. Ad esempio, toglie già il sonno sapere che chi ha la fortuna di essere operato in un ospedale deve sopportare di farlo senza anestetico, ma lo toglie due volte se la persona con cui stai parlando queste operazioni senza anestetico le ha dovute fare o aiutare a fare di persona. Da questo incontro ho tratto le seguenti informazioni e considerazioni.

1) Il progetto di pulizia etnica che il governo israeliano sta portando avanti procede senza alcuno sconto. Una parte della popolazione palestinese viene uccisa con le bombe o con armi intelligenti (spesso puntate volutamente sui bambini), un’altra parte viene costretta ad andarsene con mezzi ricattatori, un’altra parte viene sospinta in un quadratino nella parte meridionale della striscia.

2) Questo quadratino è l’unico lembo di terra che potrebbe restare ai palestinesi, il resto della striscia essendo ormai tutto nelle mani dell’esercito israeliano; il famoso “stato palestinese”, ove fosse riconosciuto anche dai paesi fetenti come il nostro e gli Usa e da Israele, consterebbe dunque di questo lembo più la Cisgiordania, dove però com’è noto la colonizzazione degli israeliani procede senza remore.

3) La popolazione di Gaza e gli operatori di ospedali e Ong sono sottoposti a un’azione di sorveglianza e controllo h24: esercito e servizi israeliani sanno tutto di tutti, e in base alle informazioni che hanno dosano minacce, bombe-avvertimento (ad esempio ti buttano giù il muro di cinta della tua casa per invitarti gentilmente a levarti di torno, e se non ti levi torno ti bombardano anche l’interno.

4) Il cosiddetto piano di aiuti che Israele dice di volere autorizzare è in realtà un piano di ulteriore vessazione, ricatto e selezione della popolazione palestinese. Il cibo verrà “distribuito” solo nel suddetto quadratino, sì da sospingere lì i gazawi, e selettivamente, secondo l’esito dello spionaggio a tappeto di cui sopra (queste cose le ha dette oggi anche Monica Maggioni a In mezz’ora). In più, sarà fortemente razionato (1700 Kal al giorno max).

5) Governo ed esercito israeliano, dopo avere com’è noto impedito l’accesso a Gaza ai giornalisti, stanno ora cacciando con le buone o con le cattive anche gli operatori degli ospedali e delle istituzioni umanitarie internazionali, cosa che, per quanto riguardo gli italiani, la Farnesina non può non sapere ma tace.

6) I gazawi erano circa 4 milioni all’inizio della guerra, ora fra morti e esodati sono circa 2 milioni e mezzo, molti dei quali vogliono in tutti i modi resistere alla deportazione forzata in Egitto, in Libia o chissà dove, anche perché i paesi arabi non li vogliono.

7) I paesi arabi confinanti oltretutto sono tenuti sotto scacco o comprati dagli Usa con mosse economiche (tipo fai questo e io ti riduco il debito, se non lo fai ti strangolo economicamente).

8) Quello che chiedono i palestinesi che vogliono resistere è che noi europei facciamo pressione sui nostri governi perché riconoscano lo stato palestinese (a me sembra una strategia sbagliata, io se fossi lì me ne andrei, ma non tutti se ne possono andare e comunque se loro è questo che vogliono e dunque è questo che bisogna fare).

9) e in conclusione, la situazione è senza uscita.

Tutto questo, si dirà, lo sapevamo. Sì. C’è una cosa però che non si dice mai, perché cozza con l’immaginario coloniale che ancora ci permea tutti/e: Gaza non è una situazione residuale, e non è nemmeno soltanto l’indice più evidente di un mondo impazzito. Gaza è il laboratorio del nostro probabile e prossimo futuro: di un futuro fatto di sorveglianza, controllo, dossieraggi, spionaggio, con le tecnologie e l’intelligenza artificiale usate dal potere politico e militare per gli scopi più nefasti. Se non la pietà, l’orrore e la vergogna, questo almeno dovrebbe farci mobilitare con tutte le forze di cui disponiamo.

Ida Dominijanni

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77 years of nakba: share this video and its 7 demands

Today, we mark the 77th anniversary of the Nakba — the planned mass ethnic cleansing of Indigenous Palestinians and destruction of hundreds of Palestinian towns and villages to establish Israel as a settler-colony based on Zionism, Jewish supremacy, and apartheid.

But that colonial project has never stopped. The Nakba isn’t history. It’s now.

Today, Palestinians are facing what Israeli leaders openly call the “Gaza Nakba” — an unprecedented genocide of extermination and forced displacement against 2.3 million Palestinians in Gaza.

Only mass, intersectional people power can end this.

So, on the 77th anniversary of the Nakba, watch our video and share 7 urgent demands from Palestinians for meaningful solidarity.

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From campuses to city councils, from the streets to the largest trade unions, a global wave of solidarity is rising. Millions of justice activists, artists, workers, students, farmers, and human rights defenders are standing up for Palestinian liberation worldwide. The Palestinian-led BDS movement is reshaping how the world relates to Israel: not as a normal state, but as a regime of genocide and apartheid that must be dismantled to achieve freedom, justice and equality.

Join us!

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InstagramBDS Movement on Instagram: "The Nakba isn’t history. It’s now. Today, Palestinians are facing what Israeli leaders openly call the “Gaza Nakba” — an unprecedented genocide of extermination and forced displacement against 2.3 million Palestinians. Watch our video and share 7 urgent demands from Palestinians for meaningful solidarity. #Nakba77"8,511 likes, 72 comments - bds.movement on May 15, 2025: "The Nakba isn’t history. It’s now. Today, Palestinians are facing what Israeli leaders openly call the “Gaza Nakba” — an unprecedented genocide of extermination and forced displacement against 2.3 million Palestinians. Watch our video and share 7 urgent demands from Palestinians for meaningful solidarity. #Nakba77".

mosab abu toha: “meta è contrariata dalla mia vittoria del pulitzer”

“Meta è contrariata dalla mia vittoria del Pulitzer” https://www.instagram.com/p/DJWXKgRNLJx/ (InsideOver)

Con queste parole, Mosab Abu Toha, poeta e scrittore palestinese originario del campo profughi di Al-Shati a Gaza, ha commentato la decisione di Meta di sospendere il suo account Facebook pochi giorni dopo aver ricevuto il prestigioso Premio Pulitzer 2025.

La sospensione è avvenuta senza preavviso e senza una spiegazione ufficiale da parte della piattaforma.

cliccare per ingrandire

Abu Toha è noto per la sua intensa attività letteraria che dà voce alle sofferenze del popolo palestinese. Il suo primo libro di poesie, Things You May Find Hidden in My Ear, ha ricevuto riconoscimenti internazionali, tra cui l’American Book Award e il Palestine Book Award. Nel 2017, ha fondato la Edward Said Library, la prima biblioteca pubblica di lingua inglese a Gaza.

Durante il genocidio a Gaza, Abu Toha ha contribuito con articoli e poesie a importanti pubblicazioni internazionali come ‘The New Yorker’, ‘The Atlantic’ e ‘The New York Times Magazine’, offrendo testimonianze dirette delle atrocità vissute dalla popolazione civile. Nel novembre 2023, mentre cercava di evacuare con la sua famiglia, è stato detenuto e torturato dalle forze israeliane.

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RISPETTO e stima per Mosab Abu Toha

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(il vocabolario è importante: come da tempo tutti annotano e sottolineano, per israele quelli catturati il 7 ottobre sarebbero “ostaggi”; mentre le migliaia di Palestinesi vessati e torturati, stuprati e a volte uccisi nelle carceri-lager come Sde Teiman, sarebbero “prigionieri”, quindi marchiati anche linguisticamente come criminali, tutti, bambini inclusi)

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InstagramInsideOver on Instagram: "“Meta è contrariata dalla mia vittoria del Pulitzer”. Con queste parole, Mosab Abu Toha, poeta e scrittore palestinese originario del campo profughi di Al-Shati a Gaza, ha commentato la decisione di Meta di sospendere il suo account Facebook pochi giorni dopo aver ricevuto il prestigioso Premio Pulitzer 2025. La sospensione è avvenuta senza preavviso e senza una spiegazione ufficiale da parte della piattaforma. Abu Toha è noto per la sua intensa attività letteraria che dà voce alle sofferenze del popolo palestinese. Il suo primo libro di poesie, Things You May Find Hidden in My Ear, ha ricevuto riconoscimenti internazionali, tra cui l’American Book Award e il Palestine Book Award. Nel 2017, ha fondato la Edward Said Library, la prima biblioteca pubblica di lingua inglese a Gaza. Durante il genocidio a Gaza, Abu Toha ha contribuito con articoli e poesie a importanti pubblicazioni internazionali come The New Yorker, The Atlantic e The New York Times Magazine, offrendo testimonianze dirette delle atrocità vissute dalla popolazione civile. Nel novembre 2023, mentre cercava di evacuare con la sua famiglia, è stato detenuto e torturato dalle forze israeliane. #gazagenocide #pulitzer #israel #meta"3,148 likes, 239 comments - insideover on May 7, 2025: "“Meta è contrariata dalla mia vittoria del Pulitzer”. Con queste parole, Mosab Abu Toha, poeta e scrittore palestinese originario del campo profughi di Al-Shati a Gaza, ha commentato la decisione di Meta di sospendere il suo account Facebook pochi giorni dopo aver ricevuto il prestigioso Premio Pulitzer 2025. La sospensione è avvenuta senza preavviso e senza una spiegazione ufficiale da parte della piattaforma. Abu Toha è noto per la sua intensa attività letteraria che dà voce alle sofferenze del popolo palestinese. Il suo primo libro di poesie, Things You May Find Hidden in My Ear, ha ricevuto riconoscimenti internazionali, tra cui l’American Book Award e il Palestine Book Award. Nel 2017, ha fondato la Edward Said Library, la prima biblioteca pubblica di lingua inglese a Gaza. Durante il genocidio a Gaza, Abu Toha ha contribuito con articoli e poesie a importanti pubblicazioni internazionali come The New Yorker, The Atlantic e The New York Times Magazine, offrendo testimonianze dirette delle atrocità vissute dalla popolazione civile. Nel novembre 2023, mentre cercava di evacuare con la sua famiglia, è stato detenuto e torturato dalle forze israeliane. #gazagenocide #pulitzer #israel #meta".

da due mesi a gaza non entra nulla / chantal meloni sul ‘manifesto’, 5 mag. 2025

Da due mesi a Gaza non entra nulla, niente cibo, medicine, nessun bene necessario alla sopravvivenza di una popolazione bombardata, sfollata, ferita e già ridotta allo stremo. Di fronte alla paralisi, ignobile, dei nostri rappresentanti statali e degli organismi internazionali, un piccolo gruppo di attivisti si è organizzato attorno alla Freedom Flotilla, un’iniziativa della società civile per portare assistenza alla popolazione intrappolata. Le notizie riportano che la barca che avrebbe dovuto trasportare circa 30 persone e gli aiuti è stata attaccata di notte da un drone in acque internazionali al largo di Malta.
Il pensiero va indietro nel tempo, a 15 anni fa: la Mavi Marmara – la più grande tra le barche con a bordo centinaia di attivisti da tutto il mondo che tentavano di rompere il blocco di Gaza – fu presa d’assalto nella notte del 31 maggio 2010 da forze speciali israeliane. Il bilancio fu di nove civili uccisi e quasi trenta feriti. Nonostante le commissioni di inchiesta e le insistenti richieste, anche alla Corte penale internazionale (Cpi), di processare i responsabili di questo apparente crimine di guerra, non c’è stata mai alcuna forma di giustizia, né a livello interno né internazionale.
Il blocco di Gaza non ha due mesi di vita: con intensità diverse, da decenni Israele impone questa forma di punizione collettiva alla popolazione di quel piccolo lembo di terra. La politica di chiusura, o blocco, o assedio, di Gaza è praticata dagli anni Novanta: è da allora che il Palestinian Center for Human Rights di Gaza (Pchr) ha iniziato a documentare le restrizioni alla circolazione di persone e di beni a Gaza, ben prima dell’avvento di Hamas al potere.

La situazione è drammaticamente peggiorata dal 2007, dopo la presa del potere di Hamas nella Striscia: Israele dichiarò l’intera Gaza «un’entità nemica» e alzò il livello di una politica illegale già in atto, centellinando tutto ciò che entrava a Gaza, perfino le calorie consumabili dalla popolazione – calcolate su quel minimo necessario per passare il vaglio dei giudici.
È in quegli anni che organizzazioni per i diritti umani, tra cui alcune israeliane, come Gisha, insieme a quelle palestinesi, iniziarono a denunciare insistentemente il blocco come illegale e a presentare petizioni ai tribunali israeliani per contrastare i divieti di ingresso a Gaza di merci fondamentali – cibo e medicinali ma anche il carburante per l’elettricità, necessaria al funzionamento di tutte le infrastrutture civili, tra cui gli ospedali. Come accade oggi, anche 15 anni fa le corti israeliane diedero di fatto mano libera al governo sulla base di presunte esigenze di sicurezza.
Ciò che sta avvenendo oggi è il compimento di quella politica, è l’atto finale di decisioni che vengono da lontano. Ciò che sconvolge ulteriormente è che ciò avviene mentre alla Corte internazionale di giustizia (Cig) si continua a discutere degli obblighi di Israele rispetto alla popolazione civile palestinese, che è popolazione protetta (compresa quella di Gaza) in base al diritto internazionale umanitario, tra cui la IV Convenzione di Ginevra.
Proprio questa settimana, mentre l’Unrwa e le altre organizzazioni umanitarie continuano a suonare allarmi sempre più disperati sulla catastrofe umanitaria in corso a Gaza – mostrandoci foto strazianti, specie di bambini, che muoiono di fame davanti ai nostri occhi – si susseguono le udienze all’Aia, dove i delegati di oltre 40 Stati hanno preso una chiara posizione contro le politiche di Israele di questi mesi e la decisione di impedire alle agenzie delle Nazioni unite che prestano assistenza ai palestinesi di svolgere la propria missione.
Assistiamo impotenti, come se l’Onu non potesse fare nulla di fronte alla più grande violazione di tutti i principi posti alla base della sua Carta, lasciando nelle mani di trenta attivisti su una barca il tentativo (già fallito) di rompere l’assedio di Gaza. Come può essere che la più importante organizzazione internazionale, l’Onu, non possieda alcun meccanismo giuridico attivabile di fronte a uno Stato che sta affamando la popolazione civile come arma di guerra, come riconosciuto nei mandati di arresto della Cpi, e i cui atti sono in discussione quali atti di genocidio davanti alla Cig?
Il diritto internazionale non si «auto-esegue»: le Corti prendono decisioni, ma spetta agli Stati renderle esecutive. È vero tanto nel caso dell’obbligo di prevenire un genocidio (gli ordini emessi nel 2024 dalla Cig verso Israele sono rimasti lettera morta), quanto del parere consultivo del 19 luglio 2024 sull’illegalità dell’occupazione di tutto il territorio palestinese (Cisgiordania, inclusa Gerusalemme est e Gaza), che la Corte ha dichiarato debba cessare «il più rapidamente possibile».
Il governo di Israele, lo ha dimostrato, non si fermerà – nemmeno di fronte a una eventuale sentenza della Cig. Netanyahu è oggetto di un mandato di arresto per gravissimi crimini di guerra e contro l’umanità spiccato dalla Cpi. Eppure, nessuno Stato sta prendendo misure concrete per costringerlo a rispettare i principi dello stato di diritto, il divieto di commettere un genocidio o almeno quelle regole basiche del diritto internazionale umanitario, in cui gli Stati fanno ancora finta di credere nei loro argomenti davanti alla massima autorità giudiziaria dell’Onu.

situazione in palestina: breve nota, 1 maggio 2025

da un post di Peppe De Cristofaro su fb:

“Il numero dei palestinesi morti a Gaza è in proporzione alla popolazione superiore al numero complessivo degli americani morti in tutte le guerre dall’indipendenza ad oggi” ci dice a Ramallah Mustafà Barghouti, leader della resistenza non violenta e una delle voci più autorevoli della politica palestinese.

61mila morti, 117.000 feriti di cui 11mila non sono curabili in Palestina. 100mila tonnellate di esplosivo lanciati sulla striscia, 50 chili per ogni abitante. 65 detenuti palestinesi morti nelle carceri israeliane dal 7 ottobre. Gaza sta morendo, e questa punizione collettiva se possibile si è aggravata nelle ultime settimane. Da 58 giorni nella striscia non entra nulla, la popolazione è affamata e c’è finanche il rischio che scoppi la poliomielite perché mancano i vaccini”.

C’è molto poco da aggiungere alle parole di Barghouti. Al terzo giorno degli incontri che siamo facendo in Palestina con la nostra delegazione di Avs, ci sembrano sempre più evidenti due dati, che tutti quelli che incontriamo ci ripetono.

Il primo è che nelle intenzioni di Netanyahu un vero processo di pace e uno Stato di Palestina non ci saranno. L’altro è che la formula nella quale tutti ci siamo riconosciuti,  quella dei due popoli in due stati, rischia di essere soltanto una ipocrisia senza la fine della occupazione e la rimozione degli insediamenti illegali. Che in tutto sono 330, di cui 27 nati negli ultimi due anni.

Noi continueremo a batterci per il riconoscimento dello Stato Palestinese in Italia. E ad usare il più possibile la nostra voce per raccontare quello che stiamo vedendo ed ascoltando.

www.facebook.com2.3K views · 97 reactions | Le migliori analisi del critico cinematografico Enry Ghezzi Guzzantini Oggi il celebre film "Erri Porter , l'Ufo e il gufo" #ilgrandecinema... | By Carlo Quaranta | FacebookLe migliori analisi del critico cinematografico Enry Ghezzi Guzzantini Oggi il celebre film "Erri Porter , l'Ufo e il gufo" #ilgrandecinema...
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situazione in palestina al 25 aprile 2025

grazie a Assopace Palestina, che trascrive parte delle notizie Anbamed

qui l’audio: https://www.anbamed.it/2025/04/25/anbamed-1715-25-aprile-2025/

parte di testo:

Anbamed, 25 aprile 2025
Due stragi ieri a Gaza città, una terza a Jebalia e un’altra ancora a Kahn Younis. 63 civili assassinati dalle bombe incendiarie di netanyahu.
Un attacco aereo israeliano ha colpito una scuola adibita a rifugio per sfollati a Gaza città, provocando un incendio che ha ucciso 17 persone nel sonno la maggior parte donne e bambini. Un bambino è stato squarciato in due pezzi e un altro è stato ritrovato completamente carbonizzato tra i resti della struttura.
Prima di queste stragi, il rapporto del ministero della sanità informava che negli ospedali erano arrivati i corpi di 50 uccisi e 152 feriti.

Cisgiordania
Una squadra speciale dell’esercito israeliano ha sparato ed ucciso un giovane palestinese a Tulkarem. Gli assassini hanno impedito alle ambulanze della Mezzaluna rossa di soccorrerlo. L’esercito ha sequestrato il corpo della vittima e la sua auto. 
L’esercito israeliano ha sradicato 300 olivi secolari nella zona di Salfit, nel nord della Cisgiordania. La devastazione delle proprietà agricole palestinesi è funzionale all’allargamento delle colonie ebraiche e alla deportazione della popolazione autoctona, privandola delle fonti di sussistenza economica.

OLP
Il FronteDemocratico abbandona i lavori del Consiglio Centrale, “perché appare chiaro l’intento di dare spago alle pressioni esterne”. La vicesegretaria generale dell’DFLP, Magda al-Masri, ha spiegato giovedì in una conferenza stampa a Ramallah che il Fronte “ha deciso di ritirarsi dalle restanti sessioni del Consiglio centrale a causa delle conseguenze potenzialmente pericolose che potrebbero comportare, soprattutto perché gli indicatori contenuti nel discorso del Presidente, Abbas, evidenziano la gravità della situazione e i possibili esiti che potrebbero emergere dal Consiglio”.
Il Fronte Democratico ha annunciato mercoledì in una dichiarazione di aver deciso di ritirarsi dalla riunione in segno di protesta contro la mancanza di risposta alle specifiche proposte dalla sua delegazione “riguardo al ripristino dell’unità nazionale e alla formulazione di una strategia di azione nazionale per affrontare le ripercussioni della guerra di sterminio nella Striscia di Gaza, il piano di annessione in Cisgiordania e la mancata attuazione delle decisioni dei Consigli nazionali e centrali e degli esiti della Dichiarazione di Pechino”.

www.facebook.comAssopace PalestinaAnbamed, 25 aprile 2025 Gaza Due stragi ieri a Gaza città, una terza a Jebalia e un’altra ancora a Kahn Younis. 63 civili assassinati dalle bombe incendiarie di Netanyahu. Un attacco aereo...